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IL COMMERCIO RUSSO NON SI FERMA GRAZIE ALLE TRIANGOLAZIONI.

In seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina nell’aprile 2022, la Comunità Europea aveva vietato il transito via terra delle merci russe. A quel primo “blocco” ne sono seguiti altri (una decina) da parte della Comunità Europea, tutti elusi attraverso l’utilizzo di trattori, rimorchi e semirimorchi aventi targhe non riconducibili al territorio russo.

Dallo scorso 1 giugno, anche la Polonia ha aderito a questa preclusione, rafforzando il tentativo di fermare o quanto meno limitare il commercio russo sul territorio europeo. Anche questa limitazione, però, sembra destinata a essere elusa: come ha dichiarato la GruzAvtoTrans (l’associazione nazionale del trasporto merci su strada del Cremlino) attraverso il portale russo RG, il divieto sarà aggirato senza troppe difficoltà assicurando ai trasporti un transito pressoché regolare e con tempistiche competitive.

IL TRAFFICO MERCI.

Il piano dei trasportatori russi è di transitare in Lituania (dove possono ancora circolare) e di trasbordare le loro merci su mezzi non soggetti a blocchi. In alternativa, questa operazione potrebbe essere effettuata anche in territorio russo e bielorusso, con la conseguente nascita di nuovi punti logistici.

IL PIANO PER I COMBUSTIBILI.
Leggermente diverso è il discorso per il trasbordo dei combustibili provenienti dalla Russia. In questo caso il trasbordo dovrebbe avvenire in mare aperto, trasferendo il greggio da una nave all’altra (quest’ultima, ovviamente, non soggetta a blocchi) a largo del Mar Baltico e del Mar Egeo.

BENI TECNOLOGICI E DI LUSSO.

Discorso completamente diverso, invece, per l’hi-tech e i beni di lusso: in questo caso la Russia si appoggerebbe a territori “ponte” quali la Turchia, la Serbia, il Kazakistan e il Tajikistan (e altri ancora…) che starebbero già commercializzando veicoli come automobili, aerei e navi verso il territorio russo. Tanto che il PIL di questi Paesi è cresciuto di oltre il 10% nel periodo successivo all’inizio del conflitto in Ucraina.

LA “CONTROFFENSIVA” DELL’EU.

Ovviamente, la Comunità Europea non resta a guardare… infatti ha ordinato un’ulteriore morsa rispetto alle cosiddette “triangolazioni”, istituendo un organismo di vigilanza che possa verificare l’effettiva applicazione delle misure restrittive rispetto al traffico dei commerci russo. Ma non è tutto: è stata stilata una lista dei flussi commerciali più a rischio di elusione, oltre a inserire l’obbligo di dichiarare uso e destinazione finali dei prodotti da parte degli esportatori.

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